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PIEGARO by "L'Umbria che non ti aspetti"

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Il Post

  • Scritto da: Sandro Fiorentini
  • Il: 10/11/2021 17:42:29

 La storia

Luogo di antichissima presenza umana, Piegaro nacque presumibilmente come insediamento umbro, divenuto poi etrusco ed infine, agli inizi del III secolo a.C., preso da Roma. 

Sotto il dominio dell’Urbe, il centro abitato assunse il nome di Plagarium. Le ipotesi avanzate sostengono che il termine possa derivare da plaga (“paese”, ma anche “rete da caccia”), da plagarius (“rapitore”), oppure dal nome del leggendario fondatore del borgo, Pico Graio.
Secondo la tradizione, il primo imperatore Augusto e il poeta Virgilio, diretti da Perugia a Roma, pernottarono presso Piegaro.

In età medievale, la cittadina subì dure devastazioni da parte dei Vandali (455 d.C.), per poi cadere sotto i Longobardi (VI secolo), che la ricompresero nel ducato di Chiusi.
Risale a quest’epoca la fioritura di Piegaro e del suo territorio: la cinta muraria fu totalmente ricostruita e munita di un torrione d’avvistamento, mentre, presso le sue campagne, sorsero il Castello di Cibottola e rilevanti luoghi di culto quali il Monastero di San Bartolomeo (presso la stessa Cibottola) e le Abbazie dei Settefrati (a Pietrafitta) e di San Donato (a Ierna). 

Nel XIII secolo, Piegaro cadde sotto la dominazione dei conti di Marsciano, fino a ribellarsi e a proclamarsi libero comune. Si legò, alfine, a Perugia e allo Stato Pontificio e, malgrado il coinvolgimento in una serie di conflitti, il borgo raggiunse il proprio massimo splendore grazie allo sviluppo dell’attività economica che lo avrebbe reso celebre: l’arte del vetro.

La lavorazione del materiale, documentata almeno fin dal Duecento, fu ivi portata, secondo la tradizione, da alcuni veneziani. Il suo sviluppo fu tale che la fama del vetro piegarese si diffuse in tutta Italia: furono proprio le locali vetrerie a fornire il materiale per i mosaici e le decorazioni delle cattedrali di Orvieto, Perugia e Milano. Maestranze piegaresi venivano chiamate a lavorare lontano, mentre il borgo si arricchiva sempre più. Non a caso, nel 1443 Piegaro fu saccheggiata dai mercenari del bellicoso condottiero bergamasco Antonio Attendolo detto “Ciarpellone”.
Nel 1486, i locali mastri vetrai, fino ad allora operanti in botteghe artigiane indipendenti, costituirono una loro corporazione, nota come “Confraternita di Signoria dei Vetrai”. 

Nell’Ottocento, le vetrerie, ancora ospitate presso due strutture del centro storico, furono acquisite ed organizzate in chiave industriale dal marchese Geremia Misciattelli di Montegiove, il quale, nel 1815, aveva sposato Cunegonda, rampolla della storica famiglia nobile locale dei Cocchi.
Sul finire del XIX secolo e per l’intera prima metà del XX secolo, la produzione vetraia locale subì una parziale battuta d’arresto a causa di svariate chiusure e fallimenti delle relative società. 

Peraltro, nel 1944, Piegaro fu oggetto di un pesante bombardamento aereo che ne danneggiò gravemente il centro storico. In particolare, furono rasi al suolo le antiche porte cittadine (Porta Romana e Porta Perugina), mai ricostruite, e il pregevole Palazzo Comunale, progetto del celebre architetto perugino Guglielmo Calderini, rimpiazzato dopo il conflitto da un nuovo edificio.

Nel 1960 fu fondata la Vetreria Cooperativa Piegarese (VCP), che riuscì a far ripartire con successo l’attività industriale, dovendosi addirittura trasferire, otto anni più tardi, in un più ampio complesso industriale situato in periferia.


I luoghi da visitare

Nel capoluogo comunale


Appena fuori dal borgo, in piazza Verneuil-en-Halatte, sorge un monumento che ben sintetizza la storia della gente di Piegaro, gran parte della quale, in passato, prestava la propria attività nella locale industria vetraia. L’opera, realizzata dallo scultore Simone Filosi, poggia su una base circolare e si compone di tre figure umane (un uomo, una donna e una bambina), le quali costituivano due dei ruoli cardine dell’economia locale: il vetraio (rappresentato nell’atto della soffiatura) e le rivestitrici (compito di solito attribuito alle donne, ai vecchi e ai bambini, consistente nella realizzazione del rivestimento di fiaschi, bottiglie e damigiane).

Subito dopo l’ingresso nel grazioso centro storico, in via Aspromonte, si trova la Chiesa di San Silvestro, antica sede monastica camaldolese (anteriore all’anno Mille), per quanto profondamente ristrutturata nel XIX secolo, allorché ricevette l’odierno aspetto neoclassico.
Il ricco interno ospita, fra gli altri, un crocefisso ligneo che, secondo la tradizione cattolica, sarebbe stato oggetto di un miracolo: l’11 maggio 1738, al termine della missione a Piegaro di Paolo Francesco Danei (il futuro San Paolo della Croce), avrebbe emesso un sudore di color ceruleo.

Ulteriore edificio di culto di grande rilevanza è la Chiesa della Madonna della Crocetta, poco fuori l’ex Porta Perugina. Eretta nel XV secolo, costituì a lungo il luogo ove i vetrai piegaresi si recavano per ringraziare la Madre di Gesù per averli preservati dai pericoli delle fornaci.
Sul finire del Quattrocento, divenne sede della Confraternita di Signoria dei Vetrai, di cui, ancora oggi, presso l’organo, figura lo stemma: un fiasco e un calice sopra un fuoco. Nel 1576, la Confraternita fu ribattezzata “Gonfalone della Crocetta” e il relativo emblema (una croce rossa stondata) sovrasta la facciata della Chiesa. La Chiesa ospita, inoltre, la statua dell’Ecce Homo, che i piegaresi conducono in processione ogni anno in occasione del Giovedì santo.

Un’architettura civile d’interesse artistico e soprattutto storico è Palazzo Misciattelli-Pallavicini, antica residenza degli antichi titolari delle vetrerie. Mirabili, all’interno, sono i saloni affrescati e la cappella privata. L’edificio ospita attualmente una struttura ricettiva, ma i gestori ne consentono la visita previa prenotazione.


Il Museo del Vetro

Merita una sezione a parte il Museo del Vetro, luogo di primissimo interesse per ripercorrere l’essenza più pura della storia piegarese. L’edificio, che ospitò le vetrerie fino al 1968, sorge in via Garibaldi ed è ben segnalato dall’alta ciminiera in laterizi ancora presente.
L’ingresso avviene in prossimità del luogo in cui si verificava la cosiddetta “mescola”, la prima fase della produzione del vetro, le cui componenti venivano amalgamate avanti la relativa fusione nel forno.
Nell’amplissima sala attigua è visibile il forno fusorio, all’interno del quale le maestranze attingevano i boli di vetro per mezzo delle canne da soffio. Il forno, in parte privato della copertura per permettere di visionarne l’interno, contiene tutt’ora il vetro, ormai solidificatosi, in esso presente al momento dello spegnimento, creando uno spettacolo davvero suggestivo. A fianco del forno sono presenti gli antichi stampi con cui, prima dell’industrializzazione del processo produttivo, si eseguiva la modellazione dei manufatti in vetro.
Nella stanza del forno è poi presente un plastico della vecchia fabbrica, mentre nell’attigua “saletta delle giornate” sono esposti alcuni libretti di paga degli operai.
Al piano seminterrato, un tempo utilizzato per conservare i prodotti prima della loro vendita, sono tutt’oggi visibili i cunicoli di riscaldamento e la camera di contenimento in cui, in occasione della pulizia del forno fusorio, veniva fatto colare il vetro. Anche in tal caso, al momento della chiusura del forno, è rimasta l’ultima colata, la quale, una volta solidificatasi, ha assunto un singolare aspetto, simile ad una cascata di smeraldo.
Tanto al primo piano (presso la “sala delle volte”) quanto a quello seminterrato sono tutt’oggi conservati campioni dell’industria vetraia piegarese, con l’esposizione di oggetti d’arte, ma anche di uso comune (damigiane, fiaschi, pulcianelle, ecc…). 

Per informazioni e biglietti:
Museo del Vetro di Piegaro, via Garibaldi n. 20 – Piegaro (PG), tel.: (+39) 075 8358525,
e-mail: museodelvetro@comune.piegaro.pg.it 



Contatti utili: 

Comune di Piegaro - Ufficio Cultura Turismo, piazza Matteotti n. 7 – Piegaro (PG), tel.: (+39) 075 8358928,
e-mail: turismo@comune.piegaro.pg.it 



NEL TERRITORIO COMUNALE


L’Abbazia di San Donato a Ierna 

A pochi chilometri da Piegaro, sorge l’antichissima Abbazia di San Donato a Ierna (XI-XII secolo), in riferimento all’omonimo torrente che scorre nelle sue vicinanze.
Nel 1163 fu indicata come “Abbatia de Gerne” in un diploma dell’imperatore Federico Barbarossa e, sia nel 1206 che nel 1338, rispettivamente papa Innocenzo III e l’imperatore Ludovico il Bavaro la confermarono nella giurisdizione della diocesi di Perugia.
Intorno alla metà del Trecento, fu lasciata dai monaci e sottoposta alla Chiesa di Santa Mustiola di Chiusi, per poi, nel 1471, essere soppressa e unita all’Abbazia di San Giovanni di Monte Erile.
Caduta in rovina, dell’originaria struttura monastica oggi restano pochi resti, per lo più trasformati in residenze coloniche. Diversa la sorte della splendida Chiesa, dedicata a San Donato, oggetto di una profonda ristrutturazione nell’Ottocento.
L’interno, a unica navata con volta a botte, reca tre altari con altrettante tele seicentesche raffiguranti “Gesù in croce tra la Maddalena addolorata e San Donato” (altare maggiore), la “Madonna del Carmine, con ai lati san Giuseppe e un santo francescano” (altare di destra) e la “Vergine con il Bambino tra San Pietro e San Giovanni Battista” (altare di sinistra).
Dietro l’altare maggiore sorgono due porte, una delle quali conduce al bel fonte battesimale realizzato nel 1817 a seguito di una sottoscrizione da parte dei parrocchiani.



Pietrafitta

Luogo di grande interesse storico e paleontologico, Pietrafitta sorge nella parte occidentale del comune di Piegaro. Nata come villa nella giurisdizione della vicina Abbazia dei Sette Frati e poi di Perugia, nel 1340 fu ottimamente fortificata, tanto che nel 1352, durante la guerra di Bettona, cedette solo all’esito di una strenua resistenza alle copiose truppe del conte Nolfo di Urbino.
Ulteriori rafforzamenti delle fortificazioni intimorirono perfino Perugia che, nel 1403, dispose un parziale smantellamento delle difese di Pietrafitta, temendo che se fosse finita in mani nemiche sarebbe stato assai difficile riconquistarla.
Il castello, con le mura e l’imponente torrione, è tutt’ora visitabile.
Sul finire dell’Ottocento, furono rinvenuti ricchi giacimenti di lignite, utilizzata per le celebri acciaierie di Terni. Esaurite nel 2001 le miniere, il sito di estrazione fu trasformato in un piccolo bacino lacustre artificiale, che tutt’oggi costeggia il borgo e che ospita una nutrita avifauna acquatica.  Nell’area di Pietrafitta sono state riportate alla luce ingenti quantità di fossili di animali (anfibi, insetti, rettili e mammiferi) risalenti al Pleistocene inferiore, attualmente esposti nel locale Museo Paleontologico “Luigi Boldrini”.

Per informazioni sul Museo Paleontologico “Luigi Boldrini”:
Associazione Pro Museo Luigi Boldrini ONLUS, via Roma 19 – fraz. Pietrafitta – Piegaro (PG), tel.: (+39) 075 839356,
e-mail: info@promuseoboldrini.it



L’Abbazia dei Sette Frati

Poco fuori Pietrafitta, sorge la splendida Abbazia dei Sette Frati (XI secolo), dedicata ai sette figli martiri di Santa Felicita (Alessandro, Felice, Filippo, Gennaro, Marziale, Silano e Vitale). Di grande rilevanza storica, fu eretta come monastero benedettino e assoggettata alla diocesi di Perugia nel 1136, per poi passare nel Quattrocento a nobili casate della medesima città (Baldeschi, Oddi e Baglioni). Nel 1560, il pontefice Pio IV la assegnò al cardinale Fulvio della Corgna, nipote di papa Giulio III e fratello di Ascanio. Una successiva crisi del complesso costrinse Fulvio Alessandro della Corgna, erede del cardinale Fulvio e marchese di Castiglione del Lago, a cederla ai Borghese. Da lì in poi, passò più volte di proprietà e tutt’oggi l’Abbazia appartiene a privati, che vi hanno realizzato una struttura ricettiva.
La costruzione, romanica, presenta un tetto a capanna, un’abside e un’unica volta a botte. Al suo interno, oltre a un’interessante pala cinquecentesca di Girolamo Danti raffigurante la “Madonna con i sette fratelli”, sono custodite reliquie ricondotte ai martiri eponimi. 

Per informazioni e visite:
Agriturismo Abbazia Sette Frati a casa di Sara, voc. Settefrati n. 47 – Piegaro (PG),
tel.: (+39) 075 839215 / (+39) 320 8443933, e-mail: sarasposini@agriturismoabbaziasettefrati.it



Cibottola

Antichissimo centro nato avanti l’anno Mille, Cibottola sorge a sud-est di Pietrafitta, sulla cima di una collina (471 m s.l.m.) della valle del fiume Nestore. Luogo di notevole fascino, offre agli occhi dei viaggiatori un ameno paesaggio a 360 gradi, che include il Lago Trasimeno, il Monte Subasio, Perugia, Assisi e le propaggini del Ternano.
Il toponimo “Cibottola” è stato ricondotto a molteplici origini: al genovese Maurizio Cybo, governatore di Perugia nel Quattrocento; al lucumone perugino Cibizio; o al nome dell’antichissimo centro etrusco di “Cibonia”, sui cui resti sarebbe stato eretto il castello.
Nata come villa, antico feudo perugino dei Montemelini, Cibottola fu fortificata nel XIV secolo.
In epoca medievale, Cibottola fu assai rilevante, soprattutto per la presenza del Monastero di San Bartolomeo, il quale, secondo la tradizione, fu eretto nel 1223 e San Francesco, nell’ultima fase della propria vita, vi avrebbe soggiornato.
Del castello restano oggi la cinta muraria, il relativo portone d’ingresso, e la singolare torre a pianta eptagonale.
È presente anche un interessantissimo edificio di culto anteriore all’anno Mille, la Chiesa di San Fortunato (anteriore all’anno Mille). Il ricco interno contiene antichi affreschi, cinque dei quali, raffiguranti altrettanti Santi (San Pietro, San Domenico, San Ludovico, Santa Filomena e Santa Lucia), contengono elementi dello stile pittorico bizantino; un sesto affresco, una “Madonna con il Bambino” presenta invece un’ispirazione giottesca. La Chiesa contiene anche un’altra “Madonna con il bambino”, tavola del 1944 del pittore spezino Giovanni Tronfi, contenente sullo sfondo l’immagine del castello di Cibottola e del Monastero di San Bartolomeo.
Quest’ultimo, dal canto proprio, fu soppresso nella seconda metà dell’Ottocento e giace attualmente in rovina poco fuori Cibottola.



Castiglion Fosco

Fra Piegaro e il Lago di Pietrafitta sorge la deliziosa frazione di Castiglion Fosco, che domina un colle a circa 350 m s.l.m.
Secondo la tradizione, il nome del borgo deriva da quello di Fuscus (o Fuscius), soldato dell’imperatore Ottone II di Sassonia, che nel X secolo gli donò l’abitato quale premio per la partecipazione alla pur infausta spedizione contro i pirati saraceni di Abul Kasem a Stilo, in Calabria.
Da Fuscus sarebbe derivata una dinastia di feudatari (i Fusci), nel XIII secolo sottomessisi a Perugia.
Il borgo, ottimamente fortificato, nel 1388 seppe respingere
il durissimo assedio dei soldati bretoni al soldo dell’antipapa Clemente VII.
Nel Quattrocento, Perugia designò Castiglion Fosco quale sede del terzo capitanato di contado, incaricandone del presidio il magistrato Carlo di Jacopo Bani. La sua stirpe amministrò il borgo per un secolo e mezzo, durante il quale furono riedificati l’ospedale e le mura.
Nel 1540, durante la guerra del sale, Pier Luigi Farnese, figlio di papa Paolo III, sottopose Castiglion Fosco ad un pesante assedio. I danni subiti dal borgo furono tali che per decenni i suoi abitanti furono esonerati dagli oneri tributari verso Perugia. Del passato di roccaforte, Castiglion Fosco conserva un grazioso aspetto di borgo medievale, con un imponente torrione quattrocentesco di forma cilindrica. Mirabile è l’antica Chiesa di Santa Croce (XII-XIII secolo), che custodisce, fra gli altri, la statua lignea della “Madonna del Sorriso” (XIV secolo), un affresco cinquecentesco raffigurante la “Madonna col Bambino” e un crocifisso ligneo del Settecento.

Da segnalare, poco fuori del borgo, anche la Chiesa di San Giovanni, eretta dall’Università di Perugia nel 1545 e fino al 1640 sede di un convento francescano.



Colle Baldo

Sull’altura fiancheggiante Castiglion Fosco, sorge Colle Baldo (o “Collebaldo”). Centro piccolo ma dalla lunga storia, fu sede di un antico tempio dedicato a Diana e Vesta. Sulle sue fondamenta, nel 1316 fu eretta la splendida Chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, dominata da un mirabile campanile merlato, dedicato ai caduti della prima guerra mondiale.
Colle Baldo è raggiungibile da Castiglion Fosco anche percorrendo un suggestivo bianco sentiero detto “Strada delle carbonaie”, in quanto, fino al primo Novecento, lungo di essa veniva impilata in cataste la legna raccolta nell’adiacente bosco al fine di produrre carbone.




Gaiche

Antico borgo fortificato, Gaiche sorge in prossimità di Colle Baldo, su un erto colle che domina la Valle del Nestore.
Il toponimo potrebbe derivare dalla voce saracena “gaytus” (comandante) o dal nome della divinità Glauco, anticamente venerata dai pescatori del Trasimeno.
Roccaforte perugina, Gaiche fu nel Trecento feudo della casata dei Pelacane.
Nel 1732 vi nacque Giovanni Croci, poi noto come il Beato Leopoldo.
Sul finire del XIV secolo, vi venne edificata la Chiesa di San Lorenzo, tutt’oggi ammirabile nel suo peculiare aspetto architettonico: la struttura originaria, infatti, fu in seguito inglobata in una più grande, con il risultato che oggi si nota l’originario perimetro, incluso l’antico campanile a vela, murato all’interno della struttura più recente. A fianco della Chiesa, sorge l’Oratorio di San Bernardino, recante uno splendido affresco (“Madonna con Bambino attorniata da San Giorgio, San Bernardino e altre figure”) attribuita ad Andrea d’Assisi, artista della scuola del Perugino.
Dell’antico castello, rimangono parti della cinta muraria e delle quattro torri.
Il borgo si spopolò progressivamente nella seconda metà del Novecento, ma oggi si presenta in ottime condizioni, essendo stato ristrutturato e trasformato in struttura ricettiva.



Greppolischieto 

Affascinante castello della porzione meridionale comune di Piegaro è Greppolischieto, adagiata su un’altura a 657 metri s.l.m. La sua strategica posizione lo rese, fra XI e XII secolo, oggetto di forte contesta fra i conti di Marsciano e la città di Orvieto, nonché Perugia, che alfine lo fece proprio.
Sul finire del Trecento, a seguito della vittoria dei “Raspanti” (borghesia) sui “Beccherini” (aristocratici) e l’ascesa al potere di Biordo Michelotti, fu presa dai fuoriusciti, ma a breve espugnata dal governo perugino.
Oggetto di recente ristrutturazione ad opera dell’architetto Nicola De Menna, Greppolischieto si presenta come un delizioso borgo medievale dai vetusti edifici in pietra inframezzati da viuzze colme di fiori [PIE 15] e attualmente abitato da appena tre famiglie. Interessante, al suo interno, è la trecentesca Chiesa di San Lorenzo.



Macereto

Piccolo ma rilevante castello piegarese, posto nelle vicinanze del fiume Nestore e della via Pievaiola (che collega Perugia con Città della Pieve), Macereto presenta una lunghissima storia, documentata a partire dal XIII secolo. Nel 1282 fu menzionata come villa, ma era già castello nel 1443, allorché tentò invano di resistere alla scorreria del Ciarpellone, autore anche del saccheggio di Piegaro e di Paciano.
A partire dal 1444, fu ricostruito con l’intervento di papa Eugenio IV e del successore Niccolò V, i quali molto si prodigarono anche in aiuti alla popolazione.
Di grande interesse è anche la Chiesa di San Michele Arcangelo, recante un altare con una tela di Ascani da Paciano, ritraente l’eponimo Santo che uccide il drago.


Gli eventi

- Processione dell’Ecce Homo – Piegaro, Giovedì di Pasqua
- Sagra degli asparagi di bosco – Pietrafitta, in maggio
- Vallata d’oro – Castiglion Fosco, in maggio
- Festa di primavera – Piegaro, in maggio
- Mangiavebilonga Valnestore – Piegaro, in maggio
- Festival del Vetro – Piegaro, in maggio
- Pietrafitta e dintorni – Pietrafitta, in luglio
- Festival del Folklore della Valnestore – Piegaro, in luglio
- Festa della Torre – Castiglion Fosco, tra la fine di luglio e i primi di agosto
- Sagra dell’Agnello – Fontana di Gaiche, in agosto
- Sagra della Castagna – Piegaro, in ottobre
- Aspettando il Natale all’Abbazia dei Sette Frati – Abbazia dei Sette Frati, in dicembre
- Natale a Piegaro – Piegaro, dai primi dicembre alla fine delle Festività natalizie




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