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Continua la nostra visita virtuale a Narni, uno dei borghi più gettonati
dell’Umbria in questa estate di emergenza Covid-19, e dopo aver parlato del MuseoCivico di Palazzo Eroli e della Roccadell’Albornoz, oggi vogliamo presentarvi un altro monumento che non può
mancare nel programma di visita alla città, il Palazzo del Podestà. Si presenta
nella sua mole imponente e severa, affacciato sulla Piazza Priora “ove ancor
dura il cittadino orgoglio”. Il Palazzo Comunale di Narni, chiamato anche Palazzo
del Podestà o del Vicario, può essere considerato il simbolo della fierezza di
Narni, dell'epoca comunale, ma potrebbe anche considerarsi lo scrigno delle
glorie cittadine. Con le sue mura massicce, sta ad indicare che i valori
contenuti nella città sfidano i secoli, possono rimanere nascosti, ma non si
distruggono.
Fu costruito verso la fine del Duecento sopra tre poderose torri attigue
che, riunite insieme, costituirono poi un solo edificio. Le tre
torri-abitazione erano quindi distinte tra loro e ancora si può vedere,
osservando la muratura, il breve spazio, ora tamponato, che le divideva l'una
dall'altra. Ognuna di esse aveva il suo arco di accesso di cui rimangono le
tracce. Molti e diversi furono i lavori di trasformazione per rendere il
complesso degna abitazione del Podestà. Al piano nobile vengono sostituite le
finestre, inizialmente bifore, con altre pregevoli a croce guelfa in
travertino. Questi “finestroni crociati” diventano presto, e permangono, il
segno distintivo del palazzo. Si tratta in realtà di una pietrificazione del
telaio in legno delle finestre medievali. Molto evidente è la somiglianza con
le finestre di Palazzo Venezia a Roma e con quelle del Palazzo di Giustizia a
Perugia. Da Roma, infatti, l'applicazione si diffonde in tutta l'Italia centrale
e quello di Narni rimane un caso esemplare.
La costruzione delle finestre viene attribuita a due differenti artisti; alcuni l'attribuiscono all'architetto Bernardino da Settignano, detto Rossellino, che secondo il Vasari, nel 1449 si trovava a Narni per dirigere i lavori di restauro della Rocca per ordine di Nicolò V. Altri vogliono che l'opera sia attribuita all'architetto narnese Nuccio de Risis che, per una quindicina d'anni, tra il 1455 ed il 1470, lavorò a Roma per Paolo II.
Dall'osservazione della facciata si notano le porte ogivali (ostruite e
soppresse per fare un ampio portone unico) che davano ingresso al Palazzo. Una
di queste,a destra della facciata, murata come le altre, merita particolare
attenzione. Dove ora c'è la sede della Pro- Loco fu creata la cappella del
SS.mo Salvatore che sostituì quella di S.Salvato che, probabilmente, si trovava
dove ora è la fontana del sec. XIV. Essendo stata soppressa la cappella, di cui
rimane un affresco del Torresani, la parete creata per chiudere l'arco fu
ornata da bassorilievi: vi è una finta loggetta e, subito sopra, un gruppo di
significativi bassorilievi, databili al XIII secolo, raffiguranti diversi
soggetti: Giuditta e Oloferne, animali fantastici, una probabile caccia al
falco e dei cavalieri giostranti. Questa “facciata nella facciata” è stata
realizzata intorno al 1495, riutilizzando qui i materiali provenienti dall'abbattimento della cappella di S. Salvato.
Il fronte del Palazzo, anticamente, era decorato dagli stemmi dei
podestà e, più tardi, anche da quelli dei governatori e dei cardinali, di cui
oggi rimangono alcune epigrafi marmoree. L'ingresso rinascimentale del palazzo
introduce nel bellissimo atrio ricavato dalla trasformazione della torre
centrale. Nel cortile interno è presente una raccolta di frammenti antichi
romani e medioevali di grande valore archeologico. I reperti romani sono stati
trovati principalmente lungo la Via Flaminia, mentre quelli medioevali
provengono probabilmente dal portico della chiesa di S. Domenico e dai
sotterranei della chiesa di S. Maria Impensole.
Qui possiamo inoltre trovare la Mensa Ponderaria, un blocco in
travertino in cui sono state scavate sei vasche, utilizzate come unità di
riferimento per la misura in volume di granaglie. Al centro dell'atrio un
poderoso pilastro sorregge le volte del piano superiore. Salendo lo scalone
d'onore si nota il portale con la scritta del Monte di Pietà. Fondato a Narni
nel 1400, fu uno dei primi in Italia ad essere istituito: ancora oggi si vede
la porta di accesso con la scritta sull'architrave: Mons Pietatis. Salendo si
arriva nell'atrio della sala consiliare, una sala tinteggiata di un bel rosso
cardinale dove sono raffigurati, oltre allo stemma della città, i castelli che
appartenevano al comune prima del 1860. Il soffitto è dipinto a finti
cassettoni lignei.
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